Musei Civici di Verona

MUSEO DI CASTELVECCHIO

Il Museo di Castelvecchio espone importanti collezioni di arte medievale, rinascimentale e moderna (fino al XVIII secolo):

  • 29 sale di esposizioni di dipinti, sculture, reperti archeologici, armi
  • opere esposte: 622
  • in Gabinetti specializzati: monete e medaglie 90.000 circa, disegni 2.650, stampe 8.000, lastre fotografiche 800
  • in deposito: dipinti 2.500, sculture e bronzi circa 500, mobili e arti decorative circa 800, armi 300 e collezione etnografica 200 

Oltre alle sale espositive, al Gabinetto Disegni e Stampe e al Gabinetto Numismatico sono presenti: direzione, uffici amministrativo e tecnico, archivio generale, fototeca, sala per esposizioni temporanee, punto vendita di cataloghi, laboratori artigianali di sussidio.

Il restauro, iniziato alla fine degli anni '50, ha visto collaborare strettamente il direttore Licisco Magagnato e il progettista Carlo Scarpa sia nel pensare un restauro filologico degli spazi, sia nello scegliere e collocare le opere funzionalmente ed emotivamente più vicine all'idea di museo come opera d'arte totale. Da allora il Museo di Castelvecchio è diventato punto di riferimento.

 

MUSEO ARCHEOLOGICO AL TEATRO ROMANO

Il Museo è situato entro un convento costruito nel XV secolo dai Gesuati, appartenenti a una congregazione fondata da Giovanni Colombini da Siena nel 1367. La denominazione di “Gesuati” deriva dalle frequenti invocazioni al nome di Gesù, il cui monogramma compare anche nei tondi collocati su alcune porte dell'edificio conventuale.
I religiosi si dedicavano alla cura dei malati, mediante produzione e distribuzione gratuita di medicinali; ma si occupavano anche della fabbricazione di profumi e di liquori per la vendita. Per queste attività era necessaria una buona disponibilità di acqua e i Gesuati avevano identificato il colle di San Pietro come luogo ricco di tale elemento.

 

MUSEO DEGLI AFFRESCHI G.B. CAVALCASELLE

 Il Museo degli affreschi ‘Giovanni Battista Cavalcaselle’ sorge sull’area di un complesso conventuale le cui origini risalgono al XIII secolo. La primitiva chiesa di San Francesco al Corso fu eretta infatti nel 1230, e insieme all’annesso convento ospitava una comunità di francescani conventuali. Quando i frati si trasferirono nella più prestigiosa sede di San Fermo maggiore, nel 1257, qui subentrarono le religiose del monastero di Santa Maria di Zevio. Nel 1366 le poche monache rimaste accolsero la regola benedettina, ma nel 1447 il convento ormai in abbandono venne soppresso e unito a quello di Santo Spirito.
Occorre attendere un secolo prima che rifiorisca tra queste mura una vita comunitaria. Nel 1548 il complesso fu destinato ad ospitare le convertite e le zitelle che il vicino monastero della Santissima Trinità non poteva più accogliere. Queste donne (ex prostitute, malmaritate, mogli abbandonate, ragazze senza dote) furono perciò chiamate Franceschine. Nel 1624 un fulmine colpì la polveriera nella vicina Torre della Paglia, lungo le antiche mura comunali. La terribile esplosione che ne seguì distrusse o danneggiò gravemente molti edifici circostanti; la chiesa e una parte del convento di San Francesco furono ricostruiti dalle fondamenta nelle forme che ancor oggi conservano.
Questa storia secolare si interrompe all’inizio dell’Ottocento, quando, in seguito ai decreti napoleonici del Regno d’Italia, molti monasteri vennero soppressi e incamerati dal demanio. Anche il complesso delle Franceschine condivise questa sorte e fu destinato in parte ad usi militari, in parte ad accogliere istituzioni assistenziali. Il successivo abbandono e i danni causati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale ne misero in pericolo la stessa sopravvivenza. Fortunatamente negli anni sessanta una maggiore consapevolezza nella tutela del patrimonio culturale portò al restauro della chiesa e del convento e alla decisione di destinarli a sede museale. Nel 1973 vi venne inaugurato un museo intitolato a Giovanni Battista Cavalcaselle.

Giovanni Battista Cavalcaselle (Legnago, Verona, 1819 – Roma 1897) può essere considerato il fondatore della moderna storia dell’arte in Italia. I suoi studi sull’antica pittura italiana e fiamminga, scritti in collaborazione con l’inglese Joseph Archer Crowe, sono ancor oggi fondamentali. Inoltre si occupò attivamente, avanzando proposte di esemplare concretezza e intelligenza, di problemi come la conservazione e il restauro, l’allestimento dei musei, la catalogazione delle opere d’arte, la riforma dell’insegnamento accademico.

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